Mario Cygielman (Archeologo direttore coordinatore Soprint. Archeologica della Toscana) dice NO al

domenica 22 luglio 2012

Polo Logistico Agroalimentare a Braccagni: dalla voce di un cittadino ad un coro di protesta


Era il luglio 2009 quando Patrizio Galeotti si accorge, da una news del Comune, di una variante che “si propone di modificare la localizzazione del polo intermodale, già previsto nel piano regolatore a ovest della ferrovia, portandolo dal lato opposto del tracciato ferroviario. Uno spostamento necessario non solo per motivi tecnici, ma anche per consentire l’inserimento nel progetto di una serie di obiettivi di sostenibilità ambientale.”
In agosto si presenta in comune a prendere una prima parte delle copie del progetto che, successivamente, fa leggere a Maurilio Boni e a Nello Lolini, quest’ultimo si affianca a Patrizio e ritornano insieme in comune per due volte. Così ebbe inizio la raccolta dei documenti.
Trovatisi di fronte ad almeno tre grossi faldoni, si fecero fare fotocopie di ciò che pareva interessante, riservandosi di tornare a fotocopiare il resto una volta letta la prima documentazione. Fortunatamente erano riusciti ad ottenere quanto bastava per capire che non c’era solo lo spostamento dello scalo merci, come lasciava intendere la news del Comune, ma un progetto ben più grande e impattante. Così in paese, fra l’incredulità di alcuni, si inizia parlare di questa cosa e si organizzano le prime riunioni fra cittadini.
Si giunge al 2010 e Patrizio Galeotti non ci sta, decide di muoversi e fare qualcosa per smuovere le coscienze ed aver quell’informazione sul progetto che fino ad allora era mancata. Nasce così il gruppo Facebook “No al polo logistico di Braccagni” che ad oggi conta 483 membri. La cosa riscuote eco sulla stampa e ciò che prima era poco conosciuto dai comuni cittadini emerge dalle pagine dei giornali.
In un’intervista al Tirreno, del 6 giugno 2010, Galeotti riferisce: «Da cittadino di Braccagni la cosa di cui ho sentito più bisogno è l’informazione sul progetto, che è mancata. Siamo pacifici e figli della legge, chi ci rappresenta come espressione di un paese in rivolta o in protesta sbaglia. Gli iscritti hanno con Braccagni, Montepescali e le loro campagne un rapporto di amore e rispetto per la loro bellezza e sentono il bisogno di capire meglio quello che accadrà. Abbiamo fatto questo perché crediamo nella gente e nella capacità che ha di scegliere ciò che è meglio per se stessa, per la Maremma e per chi verrà dopo di noi ma per farlo dobbiamo sapere e conoscere». Prosegue «La viabilità a Braccagni non è mai stata un problema come da quando hanno introdotto i sensi unici. Il polo porterà ancora maggior traffico … Quando l’attuale statale Aurelia diventerà autostrada a pagamento anche tutto il traffico locale attraverserà il paese aggiungendo pericolo al disagio. Molte delle persone che conosco temono che Braccagni venga usata per costruire una cattedrale nel deserto, deturpante per la natura e la quiete del paese. Questa opera, realizzata senza soluzione di continuità con l’abitato, rischia di diventare un disastro ambientale …».
Inoltre Il Soprintendente per i Beni Archeologici, Mario Cygielman, alla luce delle scoperte nello scavo di San Martino in Piano, esclude che sia pensabile un polo logistico in quell’area, dato che in un terreno adiacente e già vincolato, è stata rinvenuta una stratificazione che va dal IV secolo avanti Cristo all’XI secolo dopo Cristo (le dichiarazioni del Soprintendente Mario Cygielman  https://www.youtube.com/watch?v=S-rMFcdL2rk&feature=player_embedded).
Lo scavo è stato oggetto di una mostra organizzata a Braccagni, nella sala convegni della Banca della Maremma, dal Gruppo Tradizioni Popolari “Galli Silvestro” e dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana in collaborazione con il corso di laurea in Conservazione e gestione dei beni archeologici dell’Università di Siena e con il Museo Archeologico di Grosseto.
Dalla stampa emergono anche particolari che riguardano la Società PILT, presieduta da Aristide Giannetti, che ha tra i soci la Camera di Commercio e imprese come il Gruppo Giannetti, il Gruppo Solmar (NuovaSolmine), la Vemar, il Cograe, Studioambiente e Agrideco.
Agrideco? Sarà mica quell’azienda tristemente famosa per la morte di un operaio rumeno, Doru Martin, avvenuta per l’esplosione di una bomboletta spray il 26 giugno 2008, le cui indagini sono poi sfociate in una maxinchiesta di rilevanza nazionale, dal nome “Golden Rubbish”, per traffico illecito di rifiuti speciali.
In un articolo apparso su Il Tirreno del 28 giugno 2008 si legge “Pieno sostegno da parte dell’Associazione Industriali Grosseto ad Agrideco e solidarietà per le famiglie delle persone rimaste vittime dell’incidente. «Si tratta di situazioni che nessuna azienda vorrebbe mai dover fronteggiare – osserva Aristide Giannetti, presidente di Confindustria Grosseto – ma che, purtroppo, possono accadere. Eventi tragici che colpiscono tutti coloro i quali nell’azienda operano, l’imprenditore come i dipendenti. Agrideco è un’impresa che ha sempre dimostrato il massimo impegno nella gestione dell’attività. …. Da parte nostra, massimo sostegno a Stefano Rosi, Luca Tronconi e Paola Pozzoni». «Sono molto rammaricato di fronte a questo evento, davvero sfortunato, che ha colpito Agrideco e il suo personale – aggiunge il consigliere Sergio Francioli, Vemar Srl -. Un’azienda di qualità, con una storia importante, che si è sempre mossa col massimo rigore». «I rapporti di lavoro che abbiamo avuto con Agrideco – dice il consigliere Ottorino Lolini, Nuova Solmine SpA – sono stati sempre gestiti con professionalità elevatissima. Da parte nostra piena stima verso un’azienda che sappiamo essere responsabile, attenta e corretta».
 La vicenda ha avuto sviluppi importanti, come emerge dalla stampa:
E’ del giugno scorso la notizia del patteggiamento della pena da parte dei vertici dell’Agrideco, un anno e quattro mesi di reclusione ed una sanzione di 40.000 Euro, per l’incendio in cui perse la vita l’operaio Doru Martin. Questo a conclusione di un’inchiesta durata quattro anni e sviluppatasi in diversi filoni che hanno coinvolto diverse procure, portando ad ipotizzare anche l’associazione a delinquere, accusa che sarà trattata il prossimo 10 gennaio.
Circa un anno dopo l’incidente che causò la morte dell’operaio, con i vertici di Agrideco indagati, la PILT fa entrare nel Consiglio di Amministrazione il Presidente di Agrideco. CdA che sarà poi destinato a cambiare nel tempo, fino alle ultime vicende che abbiamo letto sui giornali:
Torniamo a noi, ai cittadini. L’eco dato dalla stampa alimenta una forte polemica politica e feroci attacchi a chi ha semplicemente chiesto trasparenza e manifestato un pacato dissenso.
Un’anima sensibile si leva contro lo scempio del progetto PILT, a supporto delle tesi di Patrizio Galeotti e degli amici di Braccagni, è la voce di un professionista impegnato, l’Architetto Roberto Aureli:
La conseguenza è che persone che prima si conoscevano solo di vista ed altri con legami più profondi, si ritrovano con un interrogativo comune: Che sta succedendo?
A Patrizio Galeotti, al quale già si era affiancato Nello Lolini, si affiancano anche Maurilio Boni, Edo Galli, Alberto Bastiani, Luca Barbacci, Roberto Spadi, Vladimiro Capecchi, Robi Giannini, Fabio Bargelli, solo per citare quelli che poi daranno vita al Comitato SOS Braccagni NET. Ecco che dalla voce di un cittadino nasce un coro.
Questo, solo per ricordare a chi oggi si sta “riciclando” come paladino contrario al polo logistico che se non fosse stato per queste persone oggi, probabilmente, il polo logistico sarebbe già in fase di cantieree i finanziamenti pubblici, forse, sarebbero stati versati per la realizzazione di una struttura che, solo oggi, viene riconosciuta non rispettosa delle leggi e delle norme regionali e provinciali sovraordinate. Riguardo ai tanto sbandierati posti di lavoro sarebbero stati solo una lontana chimera, utilizzata come ‘carota’ per ammorbidire le proteste dei cittadini.
Questa breve ricostruzione non esaurisce certo l’argomento, perchè c’è stato molto, molto altro e ci scusiamo se, in questa sede, non abbiamo riportato tutto e citato tutti … ma il racconto continua.

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