Mario Cygielman (Archeologo direttore coordinatore Soprint. Archeologica della Toscana) dice NO al

giovedì 22 marzo 2012

Cemento


Nei giorni scorsi sulla stampa è stato pubblicato uno stralcio delle osservazioni elaborate dalla Regione Toscana al Regolamento Urbanistico del Comune di Grosseto, accusando i nostri amministratori di cementificare eccessivamente il territorio comunale.
Scrive la Regione: “Al fine di garantire il perseguimento dei principi di sviluppo sostenibile e di tutela delle risorse essenziali del territorio interno e della programmazione territoriale comunale, occorre sia rivalutato il consumo di suolo introdotto dalle nuove trasformazioni (pari quasi alla metà della superficie territoriale dell’intera città di Grosseto) e sia riequilibrato il rapporto tra i nuovi interventi e quelli di recupero e di riqualificazione previsti, attualmente sbilanciato a favore delle nuove trasformazioni”.
La Regione ispirata da una politica di governo del territorio sensibile al consumo di suolo, orientata ad uno sviluppo urbanistico che eviti la formazione di conurbazioni; ossia che due o più città vicine, indipendenti tra loro, si dilatino fino a saldarsi topograficamente (inglobazione di centri periferici), producendo un crescente squilibrio fra aree meno abitate e città, formando sterminate periferie degradate con conseguenti problemi di carattere socio-economico.
Politica, questa, poco sentita dall’attuale Amministrazione, almeno da quanto traspare dall’analisi del Regolamento Urbanistico adottato dal Comune.
La Regione Toscana osserva che, rispetto al dimensionamento massimo previsto dal Piano strutturale, il Regolamento Urbanistico consuma il 70% di quanto destinato al residenziale (332mila mq, 4mila alloggi), il 45% di quanto destinato al turistico ricettivo, il 40% di quanto destinato al terziario (126mila mq) e il 35% di produttivo (544mila mq).
Il Regolamento Urbanistico ha una durata di 5 anni mentre il Piano Strutturale indica in 15 anni la fase minima temporale per attuare la previsione complessiva; peccato che questo Regolamento Urbanistico, da solo, utilizza già il 70% di quanto previsto per il residenziale e il 40% (in media) rispetto alle altre previsioni. Questo evidenzia uno squilibrio nelle previsioni urbanistiche, non dettato da esigenze oggettive (crescita demografica o sviluppo industriale).
Il rischio è che si costruisca troppo rispetto alle reali esigenze del territorio, con effetti facilmente desumibili: incremento delle seconde e terze case, abbassamento del valore immobiliare, offerta edilizia non accompagnata da adeguata offerta di lavoro. Inoltre, l’espansione richiede l’aumento dei servizi ai cittadini, ai quali, già oggi, le Amministrazioni stentano a far fronte. Risultato: degrado?
Insomma, un Regolamento Urbanistico da rivedere ma di questo ce ne eravamo già accorti.

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